Sono favole lievi, quelle di Chiara Cerrato, ma che coprono la strada del nostro leggere come un bellissimo manto di foglie. Si snodano in poche pagine, ma dense di concetti chiari e caldi, rivolti anche a chi bambino non è. Perché ognuno di noi ha sognato almeno una volta di attraversare un ponte e trovarsi in un luogo magico, oltre la nebbia e dentro il tempo perduto dove un piatto di riso e latte vale più di una prelibatezza da chef stellato. E chi non ha immaginato di volare come gli abitanti di Piùblu, di vivere in un paese dove l'ordine è bandito e non regna sovrano, di avere un gatto che allontana i ladri, di immergersi nelle pagine di un libro e diventare protagonisti?
Chiara Cerrato porta in scena le emozioni e i sogni che ci siamo portati dietro dall'infanzia, non quelli che abbiamo lasciato là, nel correre veloce dei nostri primi anni. Ma limitarsi a questo sarebbe troppo semplice.
L'autrice ci ammonisce, mette in guardia, come a dire che tutto è bello, ma il buio è dietro l'angolo e basta un niente a scivolare, perché basta innamorarsi di un motorino sbagliato per perdere le ali. E forse non è un caso che a migliorare la vita nel paese di Pasticcio sia un bambino. Perché solo se manteniamo quegli occhi riusciamo a dare un senso alle nostre esistenze, schiacciate dal quotidiano e dai condizionali.
Inutile continuare a chiedersi cosa avremmo dovuto fare, chi saremmo dovuti diventare.
Meglio guardare dentro il tempo presente e poi proiettarci in avanti, per fare in modo che le favole non siano solo in questo libro.